lunedì 12 dicembre 2011

Che cos'è una controversia?

Secondo la definizione del 'Grande dizionario italiano' di Gabrielli Aldo una controversia è un contrasto di opinioni, divergenza di idee su un determinato argomento che può dare origine a discussioni, dispute, dibattiti. Una controversia, nel nostro caso di tipo scientifico, è quindi una situazione di incertezza degli esperti su una determinata questione; incertezza che porta alla formulazione di diverse teorie e opinioni contrastanti che dividono il parere comune.
In questo blog ci occuperemo di esporre la controversia riguardante l'utilizzo o meno dell'energia eolica come energia rinnovabile.
Alla base della nostra controversia vi è l'acceso dibattito sviluppatosi negli ultimi anni che vede da una parte la richiesta di fabbisogno energetico che sarebbe soddisfatto dall'installazione di impianti eolici e dall'altra l'impatto che questi eserciterebbero sull'ambiente. In particolare, alla luce delle esperienze passate si sono individuati tre elementi di fragilità:

·         Impatto acustico ed elettromagnetico
·         Interazione con l'avifauna stanziale e migratoria
·         Impatto paesaggistico con riferimento agli aspetti estetico-percettivi

Ritorneremo, però, sulla questione a fine blog, dopo aver accennato le fonti emergetiche attuali e aver introdotto l'argomento.

I combustibili fossili

I combustibili fossili sono quei combustibili che derivano dalla trasformazione della sostanza organica in forme più stabili e ricche di carbonio. Sono fonti energetiche non rinnovabili, poichè il loro utilizzo ai ritmi attuali pregiudica la loro disponibilità per le generazioni future. Rientrano in questo campo dunque:

·         Petrolio e altri idrocarburi naturali
·         Gas naturale

Si può affermare che i combustibili fossili costituiscono l'accumulo, sottoterra, di energia solare, direttamente raccolta nella biosfera nel corso di periodi geologici, dai vegetali da una parte, tramite la fotosintesi clorofilliana e, indirettamente, dagli organismi animali, tramite la catena alimentare.
Al giorno d'oggi costituiscono la principale fonte energetica sfruttata dall'umanità, grazie ad alcune importanti caratteristiche che li contraddistinguono:

·         Sono "compatti", ovvero hanno un alto rapporto energia/volume
·         Sono facilmente trasportabili (La trasportabilità del gas naturale è funzione della distanza da compiere e della topografia delle zone attraversate con il gasdotto)
·         Sono facilmente immagazzinabili
·         Sono utilizzabili con macchinari relativamente semplici
·         Costano relativamente poco

In particolare queste ultime due caratteristiche economiche hanno innescato un meccanismo di progettazione e costruzione di macchinari e sistemi di supporto ed infrastrutture per questa tecnologia, basata sull' utilizzo dei combustibili fossili, che ne ha reso il loro utilizzo ancor più interessante economicamente, facendo sì che lo sviluppo di macchine che possano sfruttare fonti energetiche alternative sia ancora molto lento e scarsamente stimolante fino al recente passato.
Hanno per contro importanti svantaggi:

·         Sono inquinanti, anche se con l'utilizzo di macchine moderne questo problema si è notevolmente ridotto. Una forma di inquinamento è data dalla diffusione in atmosfera di sostanze associate naturalmente a questi combustibili. Per esempio la liberazione di anidride solforosa (SO2) responsabile del fenomeno delle piogge acide.
·         Il loro utilizzo determina un incremento della quantità di CO2 in atmosfera, un gas non direttamente inquinante, ma oggi considerato come il maggiore imputato del surriscaldamento globale. La quantità di CO2 emessa dipende dal tipo di combustibile utilizzato, a parità di energia prodotta il carbone produce una quantità quasi doppia di anidride carbonica rispetto al gas naturale.
·         Non sono risorse rinnovabili, dato che il processo di fossilizzazione della sostanza organica è estremamente lungo e la quantità che oggi si fossilizza è trascurabile rispetto ai fabbisogni energetici della società in cui viviamo.

Questo comporta un progressivo esaurimento dei giacimenti e quindi delle scorte disponibili, a fronte di un progressivo e costante aumento della domanda di energia (con conseguente aumento dei prezzi). L'aumento dei prezzi, la consapevolezza che le scorte disponibili sono destinate ad esaurirsi ed una maggiore sensibilità verso le tematiche ambientali, ha accentuato le politiche di diversificazione delle fonti dei singoli paesi, favorendo lo sviluppo di sistemi di approvvigionamento energetico alternativi ai combustibili fossili.

Le fonti alternative non rinnovabili

A fare da elemento di disturbo nel gioco delle parti fra irocarburi e le fonti rinnovabili, ci sono altre due fonti alternative non rinnovabili:

·         Il carbone → Il carbone ha una quantità di riserve molto superiore a quelle del petrolio e del gas naturale. Agli attuali consumi e prezzi e con le conoscenze attualmente possedute circa i siti minerari esistenti, c'è carbone ancora per 160 anni circa. Pur essendo il carbone la fonte energetica più inquinante, a causa della produzione elevata di anidride carbonica e solforosa, lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni, permette di considerare ormai aperta la strada verso il carbone pulito. La tecnica è quella della gassificazione integrata a ciclo combinato (IGCC), che permette di convertire il carbone in carburante pulito prima della combustione, riducendo fortemente l'anidride solforosa, presente normalmente nelle emissioni gassose di ossidi di azoto, il particolato e l'anidride carbonica. Due altri vantaggi competitivi del carbone rispetto alle fonti petrolifere sono: il suo minore costo e la sua distribuzione geografica più ampia.

·         L'uranio → E' una fonte non rinnovabile che ha a che fare con le centrali nucleari. Dopo gli entusiasmi giovanili degli anni Sessanta, quando la maggiorparte degli Stati industriali, compresa l'Italia, iniziarono una corsa sfrenata alla costruzione di centrali, a partire dalla fine degli anni Ottanta, ci fu un rallentamento. La causa principale fu l'indcidente di Chernobyl in Ucraina il 28 aprile 1987, quando il reattore della centrale locale si incendiò liberando una nube tossica che colpì buona parte dellìEuropa orientale. Da oltre vent'anni l'incidenza percentuale dell'energia nucleare sui consumi mondiali di energia è bloccata intorno al 6%.

Le fonti rinnovabili




Con il termine energie rinnovabili si intendono quelle forme di energia generate da fonti di energia che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque forme di energia alternative alle tradizionali fonti fossili e molte di esse hanno la peculiarità di essere anche energie pulite ovvero di non immettere in atmosfera sostanze nocive e/o climalteranti quali ad esempio la CO2. Esse sono dunque alla base della cosiddetta economia verde.

Le energie rinnovabili si dividono principalmente in:
  • Energia eolica
  • Energia solare
  • Energia marina
  • Energia idroelettrica
  • Energia geotermica
  • Energia da biomasse
In questo blog illustreremo e spiegheremo i pro e i contro dell'energia eolica.

Che cos'è il vento

Il vento è figlio della “radiazione”.
La radiazione è energia trasmessa da una fonte in forma di onde elettromagnetiche o di fotoni. Le fonti che generano radiazione e che interessano la formazione dei venti sono due:
  • Il Sole
  • La Terra

Il primo, grazie alla reazione termonucleare che si realizza nel suo corpo a causa di una temperatura estremamente elevata (intorno ai 2 milioni di gradi Kelvin), genera un’enorme quantità di calore che irraggia nello spazio: è la cosiddetta “radiazione cosmica” con una presenza massiccia di raggi ultravioletti, che attraversano indenni lo strato di ozono che circonda al suo interno la terra, dandole luce e calore.
Grazie ai raggi solari la terra si riscalda (e si raffredda), creando a sua volta una nuova sorta di radiazione detta “radiazione terrestre”. Questa radiazione viene assorbita a sua volta dagli strati inferiori dell’atmosfera e non si disperde nello spazio. La presenza nell’aria dell’atmosfera di vapore acqueo, oltre che di azoto e di ossigeno, a causa dell’energia terrestre, trasforma il suddetto vapore in un condensato, cioè nubi, che a loro volta restituiscono alla Terra una radiazione detta “radiazione celeste”.
E dal gioco combinato e alternato di queste radiazioni(cosmica, terrestre, celeste) che nasce il vento.
Quando diverse masse d’aria vengono a contatto, l’area dove la pressione è maggiore tende a trasferire aria dove la pressione e minore, dando luogo a un flusso verticale o orizzontale d’aria.
L’aria si espande perché si muove verso zone a pressione inferiore, ed espandendosi si raffredda; di contro l’aria fredda, che dall’alto si muove verso il basso per sostituirla, passando da zone a bassa pressione a zone ad alta pressione, si comprime e quindi si riscalda.
I venti sono inoltre distinti in:
  • Planetari → I venti planetari sono causati dalla differenza di irradiazione solare tra l’equatore e i poli.
  • Locali → I venti locali sono generati da due diversi meccanismi di riscaldamento differenziale, che riguarda l’uno la Terra e l’acqua e l’altro le superfici inclinate delle colline e delle montagne, da un lato, e le pianure dall’altro.

Nel primo caso la radiazione solare durante il giorno raggiunge la superfice terrestre e ne viene assorbita, provocandone un rapido riscaldamento. La radiazione solare, invece, che raggiunge la superfice dell’acqua, viene solo in parte assorbita dagli strati superficiali, mentre la restante parte viene trasmessa agli strati più profondi e parte di essa provoca l’evaporazione, ed è questo il motivo per cui vi è un minor riscaldamento della superfice liquida. Le masse d’aria, a contatto con la Terra, si riscaldano quindi più di quelle a contatto con l’acqua e si muovono verso l’alto sostituite da queste ultime (brezze marine). Durante la notte questo meccanismo si inverte (brezze di Terra), poiché la Terra si raffredda più rapidamente dell’acqua.
Nel secondo caso si ha sempre un diverso grado di riscaldamento, maggiore sui pendii di colline e montagne, rispetto a valli o pianure, a causa delle variazioni nella densità di variazione solare incidente.
Diffusamente gli impianti installati per generare energia dal vento utilizzano per ora i venti locali.

Storia e geografia del vento

Fin dall'antichità il vento ha avuto molteplici utilizzi da parte delle varie popolazioni.
Grazie all’avvento della vela, che sostituì i rematori e la forza umana, il commercio mondiale ha avuto sviluppi notevoli dal V secolo a.C. Tuttavia si ha testimonianza che l'utilizzo delle vele, risalga agli egizi già 4000 anni prima di Cristo, e fino alla fine del diciottesimo secolo fu l'unico mezzo di propulsione.
A terra il vento fu utilizzato per creare energia meccanica con lo scopo di far funzionare i mulini, per macinare grano o olive, ma anche per prosciugare terreni o attingere l'acqua dai bacini. Il primo mulino girevole fu costruito in Europa nel dodicesimo secolo e da allora si diffuse anche in Francia ed Italia. Questo tipo di mulino è caratterizzato dall'avere il rotore ad asse orizzontale, con quattro grandi pale che ruotano sempre perpendicolari al vento da qualunque direzione esso spiri. Dal tredicesimo secolo in poi i mulini a vento si diffusero ampiamente in Inghilterra, Germania, Olanda, Francia per quanto riguarda l'Europa e dal 1854 negli Stati Uniti. La vera svolta dell'utilizzazione industriale dell'energia del vento, si ebbe, tuttavia, negli anni Ottanta, con la costruzione in Danimarca del primo impianto con potenza pari a 0,05 Kw. Negli anni successivi si costruirono impianti eolici con una potenza sempre maggiore:
  • Anni 90 → Potenza media di 500 Kw.
  • Anni 2000 → Potenza media 1300 Kw.
  • Al giorno d'oggi esistono già impianti con potenza di 5000 Kw.

Tecnologia del vento



Un “generatore eolico” è costituito fondamentalmente da tre parti, ognuna delle quali con funzioni diverse:
  • Una torre di sezione circolare rastremata verso l'alto, appoggiata saldamente al terreno con spesse fondazioni, con funzioni di sostegno; all'interno della torre corrono i cavi per il collegamento con le linee elettriche esterne.
  • Una “gondola” o navicella che contiene all'interno l'albero di trasmissione, il moltiplicatore di giri e l'apparecchiatura elettrica con “funzione di generatore di corrente”.
  • Un rotore costituito da due o tre grandi eliche di metallo (raramente una), il cui profilo ricorda le eliche impiegate in aeronautica prima dell'arrivo dei jet.

Lo sfruttamento dell'energia del vento è quindi concettualmente molto semplice, tuttavia, l'obiettivo di aumentare al massimo l'efficienza e la durata dell'impianto ha portato alla progettazione e alla realizzazione di diverse configurazioni. In primo luogo si possono distinguere le turbine ad asse orizzontale da quelle ad asse verticale.
Le prime sono le più diffuse e possono raggiungere notevoli dimensioni, fino a quasi 200 metri di altezza e 40 metro di lunghezza delle pale. Si tratta ovviamente di modelli adatti all'installazione in siti particolari per esempio in Artide e in Antartide, dove le condizioni ambientali sono molto sfavorevoli, ma c'è una grande abbondanza di vento e non sarebbe possibile generare energia elettrica in altri modi.
Le seconde sono turbine a vento anche molto piccole, con potenze ridotte, fino a 50 W, che possono essere utilizzate da privati per alimentare in modo autonomo abitazioni e addirittura camper, barche a vela e altri piccoli veicoli.
Va comunque ricordato che la potenza di un generatore eolico è proporzionale all'area interessata alle eliche del rotore (tanto più lunghe sono le eliche, tanto più si sviluppa energia) e dall'altezza delle torri (ogni 10 metri di altezza si ha un aumento delle prestazioni di oltre il 20%).
In definitiva le variabili che condizionano la resa di un generatore eolico sono:
  • Le ore di vento all'anno.
  • La densità dell'aria.
  • La velocità del vento.
Quest'ultima viene misurata sulla base della scala di Beaufort. La velocità ideale per il buon funzionamento di un generatore eolico deve essere di 7-8 metri al secondo, pari a 25-30 km/h che nella scala di Beaufort corrisponde a “vento moderato”.

La scala di Beaufort

I componenti delle macchine eoliche

Analizziamo ora più nello specifico i singoli componenti di un generatore eolico:
  • Il rotore → Tra le diverse alternative di progetto è fondamentale la scelta del numero delle pale. I rotori degli attuali aerogeneratori hanno due o tre pale. I rotori a due pale sono meno costosi e girano a velocità più elevate, mentre quelli a tre pale presentano migliori proprietà dinamiche, poiché forniscono una coppia motrice più uniforme, e hanno una resa energetica leggermente superiore. Un'ulteriore alternativa di fondo nel progetto di un aerogeneratore riguarda la scelta di un rotore sopravvento o sottovento rispetto al sostegno.
  • Le pale del rotore → Le soluzioni costruttive ideate per le pale variano a seconda della taglia delle macchine: in particolare, per le macchine di media e grossa taglia, la struttura della pala è simile a quella delle ali degli aerei. La progettazione della pala deve tener conto dell'esigenza di assicurare a essa un'adeguata resistenza a fatica che consenta di prevedere una vita economicamente accettabile. I carichi variabili sulla pala durante la sua rotazione sono dovuti al peso proprio e a quello di eventuali manicotti di ghiaccio, alle rapide fluttuazioni in direzione e intensità della velocità del vento, al fenomeno dello strato limite (l'intensità del vento che investe le parti più alte del rotore è maggiore di quella che investe le parti più basse) e, per le macchine con rotore sottovento, all'effetto torre, cioè alla schermatura dovuta al sostegno al momento del passaggio in corrispondenza di quest'ultimo. I materiali più usati per la costruzione delle pale sono i seguenti: acciaio, materiali compositi rinforzati con fibra di vetro, legno, leghe d'alluminio, materiali compositi di tipo innovativo (ad esempio quelli che utilizzano fibre di carbonio).
  • Navicella (o gondola) → È l’elemento, montato alla sommità della torre, a cui è collegato il rotore e che contiene al suo interno il moltiplicatore di giri (non necessariamente), il generatore di corrente, il sistema di controllo ed il sistema di imbardata.
  • Mozzo oscillante → Con i rotori a due pale è stato introdotto - almeno nelle medie e grandi macchine - il mozzo oscillante, che consente al rotore di oscillare di alcuni gradi perpendicolarmente al piano di rotazione. Questo grado di libertà riduce gli sforzi al piede della pala dovuti alle raffiche, allo strato limite e all'effetto torre.
  • Trasmissione del moto → La trasmissione del moto dal rotore al generatore elettrico avviene attraverso un moltiplicatore di giri il cui rapporto è, in genere, tanto più elevato quanto maggiore è il diametro del rotore. L'albero veloce, per aerogeneratori collegati alla rete, deve ruotare alla velocità necessaria perchè il generatore elettrico generi corrente alternata alla frequenza di 50 Hz (la frequenza della corrente della rete in Europa). Se dunque al crescere del diametro del rotore diminuisce la velocità del cosiddetto albero lento, che trasmette il moto dal rotore al moltiplicatore, crescerà quindi l'ingombro trasversale e il numero degli stadi di quest'ultimo, a pari velocità dell'albero veloce. La trasmissione del moto avviene, nelle macchine più recenti, attraverso elementi flessibili che riducono le variazioni di coppia motrice e, in generale, contribuiscono ad attenuare le brusche sollecitazioni indotte nel sistema. Sull'albero veloce è presente anche un freno di parcheggio. Occorre infine osservare che, anche per le grandi macchine, si prospetta attualmente la possibilità di funzionare a più di una velocità di rotazione per meglio sfruttare le diverse velocità del vento, alcune società all'avanguardia producono macchine con la trasmissione del moto in presa diretta dal rotore che muovono generatori elettrici a numero di coppie polari variabili. e altre soluzioni tecniche ed elettroniche. Non necessitando del moltiplicatore non serve utilizzare un lubrificante con conseguenti minori costi di gestione e miglior ecologia del sistema.
  • Sistemi di generazione → I problemi relativi agli aerogeneratori si presentano in modo diverso a seconda delle esigenze dell'utenza da alimentare. Accoppiando all'aeromotore un generatore a corrente continua o un generatore a corrente alternata di cui non interessi mantenere costante la frequenza si possono alimentare soltanto certe utenze isolate con esigenze ridotte. I sistemi che presentano invece maggior interesse sono quelli che generano corrente alternata a frequenza costante (50 o 60 Hz) i cui tipi principali sono (fig. 36): aeromotori a velocità costante accoppiati a generatori sincroni; aeromotori a velocità quasi costante accoppiati a generatori asincroni; aeromotori a velocità variabile accoppiati ad apparati di conversione capaci di generare corrente alternata a frequenza costante.
  • Regolazione dell'allineamento del rotore → E' importante mantenere nel tempo un allineamento quanto più continuo possibile tra l'asse del rotore e la direzione del vento per garantire la massima producibilità della macchina. Nei piccoli aerogeneratori è frequente, con rotori sopravvento, l'impiego di una semplice pinna direzionale; con rotori sottovento, si tende spesso a realizzare un auto-orientamento spontaneo di tipo aerodinamico senza l'aiuto di servomotori. Nelle macchine di media e grande taglia è quasi sempre usato un servo-meccanismo.
  • Quadri di controllo → Tra i morsetti del generatore e la linea si installano dispositivi che controllando il funzionamento della macchina, la proteggono, la mettono in parallelo con la rete, la staccano dalla stessa in caso di guasto o la fermano in caso di eccessiva velocità del vento. Il controllo si realizza mediante apparati più o meno sofisticati che misurano la tensione, l'intensità e la frequenza della corrente in ognuna delle tre fasi, l'energia prodotta dal generatore, il fattore di potenza. La tensione e l'intensità di corrente si misurano mediante trasformatori di misura.
  • Trasformatore → Il trasformatore è q Style="text-decoration: none;"uell'elemento che si interpone tra la centrale e la rete elettrica; ha la funzione di variare la tensione della corrente in uscita dall'alternatore, in particolare di portare la corrente dalla tensione di uscita del generatore a quella (alta o media tensione, ad esempio 132 kV), della linea elettrica. Il trasporto della corrente elettrica avviene infatti ad alta tensione per ridurre le perdite per effetto Joule lungo la linea.
  • Torre → Le macchine possono differire anche per il tipo di torre, che può essere tubolare, a traliccio o a palo strallato.
  • Fondazioni → Alla base della torre sono necessarie, come per tutte le strutture civili od industriali, delle fondazioni, cioè delle strutture che trasferiscono a terra i carichi che agiscono sulla macchina eolica: peso proprio, spinta del vento ed azioni sismiche.
  • Interferenze elettromagnetiche → Gli aerogeneratori possono essere fonte di interferenza elettromagnetica a causa della riflessione e della diffusione delle onde radio che investono la struttura. Per misurare gli effetti di questo fenomeno si può far ricorso sia a prove sperimentali che a previsioni teoriche. Il primo metodo consiste nel controllare, tramite rilevamenti effettuati a varie distanze dagli aerogeneratori, la qualità dell'immagine ricevuta, correlandola al livello d el segnale riflesso o diffuso dalla struttura del generatore stesso. Esistono inoltre modelli matematici predittivi per calcolare i livelli del segnale riflesso e diffuso dalle strutture in movimento. Questi permettono di individuare, in maniera conservativa, una zona di rispetto oltre la quale il rapporto tra segnale e disturbo è di entità tale da non incidere sulla qualità del radioservizio stesso. Sulla base di quanto riportato in letteratura e con riferimento a risultati di prove di caratterizzazione di macchine di media taglia, si ritiene che il rischio di tali disturbi possa considerarsi irrilevante per gli aerogeneratori attuali che utilizzano pale in materiale non metallico ed antiriflettente.


Impatto ambientale



Probabilmente il problema maggiore delle centrali eoliche è il fatto che alterano il paesaggio soprattutto dal punto di vista visivo. Occorrono, infatti, molte di queste torri per poter garantire una produzione considerevole di energia. Questa circostanza ha attirato, e continua a attirare, considerevoli critiche sull'installazione dei generatori eolici.
Di seguito posteremo alcuni articoli a riguardo.

"Rinnovabili, nasce il comitato contro gli impianti nelle aree verdi"

Che le energie pulite e rinnovabili siano cosa buona, e che troppo poco vi si investa dalle nostre parti, non si discute. Allora perché un gruppo di cittadini e associazioni ha sentito il bisogno di creare un "Comitato nazionale contro il fotovoltaico e l'eolico nelle aree verdi", che fra le altre cose rivendica un nettotaglio agli incentivi statalied una moratoria sulla costruzione dei nuovi impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici? Perché da sempre più regioni d'Italia si levano cori di protesta contro le distese di pannelli solari o di pale eoliche?
Il Comitato, nato ufficialmente pochi giorni fa con la creazione di una pagina Facebook che ha in breve superato i 4800 iscritti, rappresenta in realtà l'unione di varie vertenze da anni attive sui territori. E non è che l'ultimo nato.
Le ragioni che spingono a ribellarsi al sistema dei maxi-impianti sono fondamentalmente di due tipi. La prima è di tipo prettamente paesaggistico. Spesso infatti, in nome del rispetto dell'ambiente e dell'ecologia si costruiscono impianti che, se da un lato forniscono energie non inquinanti, dall'altro deturpano i paesaggi, rovinano le colline e le zone costiere. "Dobbiamo batterci sia per noi stessi che per le bellezze naturali d’Italia - si legge in una nota del neonato comitato - prima vanto e attrazione turistica, ora deturpate da questi mostri che dovrebbero produrre energie alternative 'pulite', non distruttive del territorio e che pertanto pulite non sono".
C'è poi una seconda ragione, di tipo etico. I maxi-impianti necessitano di grandi investimenti e fanno girare molti soldi. Sono un business, e come ogni business attirano investitori di ogni risma, dalle mafie, alle multinazionali estere, agli imprenditori collusi. Inoltre riproducono un modello di produzione energetico centralizzato, simile a quello nucleare.
La caratteristica innovativa delle energie rinnovabili è invece proprio quella di essere potenzialmente democratiche. Una rete di impianti di produzione domestica è ad oggi una soluzione percorribile, che consentirebbe ad ogni 'nodo' di immettere la propria energia nel circuito, mettendo fine ai meccanismi di dipendenza energetica dei cittadini verso i produttori centrali.
Pur con toni a volte eccessivamente aspri, e con richieste probabilmente eccessive - come il taglio agli incentivi statali - il "Comitato nazionale contro il fotovoltaico e l'eolico nelle aree verdi" ha il merito di porre l'accento su una questione fondamentale. Per affrontare il vero cambiamento è necessaria un drasticainversione di rotta; bisogna comprendere che la soluzione non giungerà dagli stessi meccanismi e dalle stesse dinamiche che hanno condotto alla situazione attuale; bisogna uscire dalla politica del 'male minore' ed abbracciare quella del 'bene comune', che tuteli l'ambiente e la vita in toto senza privilegiarne di volta in volta un aspetto a scapito di altri.”

"L'eolico uccide la fauna e deturpa l'ambiente"

La Toscana con le sue 28 torri eoliche e i quasi 42 Mw di potenza sviluppata non è certo in cima alla graduatoria delle regioni più colonizzate dalle “pale”, ma la loro presenza comincia a farsi sentire e rischia di provocare danni ingenti all’ambiente, soprattutto se prenderanno forma tutti i progetti che, per ora, sono solo sulla carta. La segnalazione arriva da Coldiretti, che, oggi, insieme a Amici della Terra, Mountain Wilderness, Altura, Vas, Wilderness Italia, Movimento Azzurro, Comitato del Paesaggio, Comitato per la bellezza, Fareverde, Italia Nostra, ha denunciato la speculazione dell’eolico e i palazzinari dell’energia, mettendo il dito in una piaga che, nel futuro, anche immediato, rischia di avere conseguenze devastanti, per territorio e paesaggio. “Lo sviluppo dell'energia eolica ha già trasformato in deserto un territorio grande quanto una autostrada di oltre 10mila chilometri inibito alla coltivazione e al pascolo per far spazio alle aree di rispetto di piu' di 3600 torri eoliche presenti in Italia, che si è classificata nel 2008 al sesto posto nel mondo con una potenza eolica istallata di 3750 MW, in aumento del 35 per cento in un anno”, ha detto Coldiretti, decisa a far emergere i danni irreversibili provocati dalla crescita vertiginosa dell'eolico sul paesaggio naturale, culturale e agricolo nazionale, ma anche sulle speculazioni e sullo spreco di denaro degli utenti per installazioni che non potranno fornire alcun contributo risolutivo al fabbisogno dell'energia. Le torri eoliche, alte fino a 100 metri con pale di 30, sono in grado di erogare una potenza fino a 1 MW con un’area di assoggettamento di 400 metri per ognuna, che, tradotto, significa perdita di 25.000 ettari di territorio, con effetti paesaggistici, ambientali ed economici che si estendono in una area ben più vasta e che potrebbero presto moltiplicarsi perché in previsione si parla di 10.000 MW di energia eolica già autorizzata, più altri 42.000 MW in istruttoria. La crescita dell'eolico in Italia - sottolinea la Coldiretti - è stata certamente favorita da una forte incentivazione finanziaria con contributi pubblici che sono stati erogati in modo squilibrato rispetto alle altre forme di energia rinnovabili, come il solare e le biomasse che, invece, presentano in Italia maggiori potenzialità. Il giudizio negativo si amplifica – precisa ancora l’organizzazione agricola – in assenza di procedure di approvazione sociale con un adeguato coinvolgimento delle comunità interessate. In particolare si ritiene importante, nella valutazione di impatto delle torri eoliche, un'analisi circostanziata dei costi-benefici che tenga in debito conto quale reale valore abbia l'integrità territoriale e paesaggistica per le imprese agricole ed agrituristiche. Le linee guida richieste dalla normativa di settore, che devono essere emanate dalla Conferenza unificata di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal Ministro per i beni e le attività culturali -, volte a disciplinare i procedimenti autorizzativi per gli impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili e assicurarne un corretto inserimento nel paesaggio, devono, quindi, rappresentare uno strumento fondamentale per la programmazione territoriale. In attuazione di tali linee guida, infatti, le Regioni possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti. Nella versione predisposta è omesso, invece, qualsiasi riferimento all'impatto sulle componenti agricole del paesaggio e della biodiversità”, conclude Coldiretti, annunciando un’autentica strage di rapaci e migratori. “Questi animali sono le prime vittime delle pale eoliche. Se prenderà forma solo una piccola parte dei progetti annunciati si rischia di veder sparire dal nostro territorio Aquila Reale, Nibbio Reale, Falco Lardaio, Avvoltoio Grifone, in un periodo variabile tra i 5 e i 10 anni, una perdita inestimabile per tutto l’ecosistema toscano”.


Fonte:

Superquark - Paco Lanciano e l'energia eolica

domenica 11 dicembre 2011

Per chi volesse saperne di più...

Dopo aver analizzato che cos'è il vento, come lo si potrebbe utilizzare per produrre energia e le critiche mosse a riguardo, vediamo che risposta da Alessio Battistella, architetto e autore del libro “Trasformare il paesaggio. Energia eolica e nuova estetica del territorio” alle tre questioni accennate nel primo post:

  • Impatto acustico ed elettromagnetico → “I costanti progressi tecnologici che hanno visto una grande evoluzione sia nei singoli componenti delle turbine che nel loro assemblaggio, nonché l'insonorizzazione della navicella contenente alcuni degli elementi fonte di rumore, fanno sì che oggi l'impatto acustico sia tollerabile. Una turbina produce a una distanza di 200 metri un rumore di 40-50 dB, perfettamente assimilabile al rumore di fondo di una zona ventosa. Per quanto riguarda l'impatto elettromagnetico, è limitato a zone estremamente circoscritte e riguarda essenzialmente l'interferenza con onde radio. La produzione di energia avviene, infatti, a tensioni limitate a conferma del basso livello di inquinamento elettromagnetico disperso nell'ambiente. Le turbine sono comunque schermate per limitare tale forma di inquinamento.”
  • Collisioni con gli uccelli → “L'interazione con l'avifauna stanziale e migratoria è dimostrata dalle collisioni degli uccelli con le turbine verificatesi in più parti del mondo. E' chiaro che si tratta di uno di quei problemi che è necessario studiare caso per caso escludendo dalla possibile installazione di un nuovo impianto le aree particolarmente sensibili al normale svolgimento della vita dell'avifauna. E' possibile contribuire anche attraverso puntuali accorgimenti a risolvere il problema delle collisioni con gli uccelli, come segnalare adeguatamente la presenza delle turbine, creare aree cuscinetto tra un gruppo di turbine e l'altro per permettere il passaggio degli uccelli o sospendere l'attività delle centrali durante il periodo delle migrazioni.”
  • Il paesaggio → “L'impatto paesaggistico rimane uno degli ostacoli più grandi da superare visto il grande patrimonio storico, artistico e naturale presente in Italia, che a detta di alcuni renderebbe inadeguata l'installazione delle centrali eoliche. Vi sono due approcci ai quali possiamo riferirci nel caso dell'inserimento di un impianto eolico: quello che valuta la qualità in funzione delle presenze storiche e quello che misura la qualità in funzione delle scene visive all'interno dell'area oggetto di studio. Per quanto riguarda il secondo approccio, possiamo operare un'ulteriore suddivisione: i metodi studiati in funzione di scelte di pianificazione (in cui si valuta il paesaggio in quanto tale) e i metodi studiati appositamente per la valutazione dell'impianto (in cui si valuta il paesaggio in funzione delle alterazioni che può provocare un nuovo intervento). Per quanto riguarda, invece, il primo approccio, il paesaggio viene inteso come costruzione formale di un'ambiente di cui è possibile riconoscere tracce storicamente definite. Il paesaggio, quindi, si compone di precise tipologie e modalità di antropizzazione del territorio derivanti dalla stratificazione nel tempo delle economie e società che hanno vissuto in quei luoghi e che ne hanno stabilito la qualità. E' possibile, quindi, valutare nelle differenti epoche il grado di permanenza dei tipi ancora riconoscibili sul territorio, stabilendone le priorità di tutela. Ciò consente in una prima approssimazione, una stima della sensibilità del paesaggio che si va a pianificare: più i segni delle tipologie saranno forti e strutturanti il luogo, più questo andrà preservato. Il punto sarà valutare quanto un'ipotetico nuovo intervento inciderà sul mantenimento degli elementi tipologici del paesaggio in esame. Le fasi di questo metodo possono essere così sintetitzzate:
  1. Definizione delle strutture storiche e delle unità tipologiche del paesaggio nell'area di studio.
  2. Classificazione delle unità in base al grado di permanenza e di trasformazione e individuazione del loro grado di sensibilità.
  3. Valutazione della compatibilità del progetto proposto in relazione al grado di sensibilità suddetto e definizione delle eventuali misure correttive.”

Bibliografia

  • Trasformare il paesaggio. Energia eolica e nuova estetica del territorio - Alessio Battistella (Edizioni ambiente)
  • Quale energia per il futuro? Tutela ambientale e risorse - Aldo Bonasera (Springer)
  • Le energie del futuro. Carbone, nucleare o energie verdi? - Riccardo Varvelli (ETAS)
  • Immagini da www.google.it
  • Video da www.youtube.com